Ciao ragazze!
Oggi vi voglio parlare di un poeta già accennato in un precedente post, che si distacca molto dal pensiero Leopardiano e bidogna tornare indietro di cinque secoli. Parliamo del trecento, l'autpre della bellissima opera "Il Canzoniere", considerata la più grande opera di poesia lirica della letteratura italiana insieme alla "Divina Commendia" di Dante e al "Decameon" di Boccaccio. Francesco Petrarca ha fatto quest'opera di circa trecentosessanta poesie, e la maggior parte dedicate alla sua inutilmente amata Laura. E' come una specie di itinerario dove si notano prima l'immagine di Laura come critica per la sua indifferenza verso di lui, poi come amore impossibile, ed anche per invocarle pietà. Ma alla morte di Laura colpita dalla peste nel 1348 lei torna da lui in sogno, ma non dimostra la stessa indifferenza che aveva in vita, ma interesse e dispiacimento verso le sofferenze del poeta deluso ed affranto. Una storia emozionante, dolce e amorosa ch voglio presentarvi in piccola parte con un pezzetto, forse uno dei più belli, del Canzoniere, cioè "Chiare, fresche, dolci acque", molto molto dolce verso questa donna a cui vuole dimostrare tutto il suo infinito amore. Ambientata a Valchiusa, una bella valle di Avignone dove spesso ha potuto vedere lei, Laura. Ora lei non c'è più, ma tutto la ricorda, anche le chiare acque del fiume. Inizia con il descrivere le acque dove lei si immerse, lei che per lui era l'unica donna; anche il ramo (e il ricordo lo fa sospirare) dove a lei piaque appoggiarsi, erba e fiori dove lei si coricò. Grazie a i suoi occhi, l'amore quasi si personifica e gli apre il cuore: invita anche il lettore a dare ascolto alle sue parole ricolme di dolore.
Questo è una prima parte del componimento, ma ora saltimo un bel pezzo per arrivare alla penultima strofa.
Da quei bei rami scendeva una pioggia di fiori (che è dolce ricordare) sul suo grembo e lei restava seduta e umile davanti a tanta richezza della natura, ricoperta da una nube di fiori amorosa. Alcuni fiori caevano su una parte di gonna, altri sulle trecce bionde che quel giorno sembravano oro puro abbellito da delle perle. Uno in terra, l'altro sulle onde, l'altro ancora fluttuando dolcemente sembrava voler dire che li regnava l'amore. Perciò quante volte lui pensò pieno di turbamento, che quella creatura doveva venire dal paradiso, perchè il suo bellissimo portamento, il suo volto, le parole e il suo sorriso gli avevano tolto la coscienza e talmente separato dalla realtà che sospirando diceva "come e in che modo sono venuto qui?"perchè credeva di essere in cielo e non li dove invece realmente era. Da allora in poi, questo posto mi piace talmente tanto che altrove non trovo pace.
Una bellissima poesia che la prima volta che la sentii la pensai troppo mielosa. Troppo dolce, troppo zuccherosa. Dopo un paio d'anni l'ho ripresa tra le mani e dico che se l'avessero dedicata a me una poesia del genere sarei stata al settimo cielo, ma credo che valga per chiunque. Una poesia bella, sincera. Sincera nel cuore, libera nei pensieri pesanti di un ragazzo deluso dall'amore, un sentimento dal quale non ti puoi liberare facilmente e che è indipendente dalla nostra volontà. Amava. Ha amato per tutta la sua vita una ragazza che mai ha rcambiato. Ha combattuto per tutta la sua vita non smettendo mai di crederci. Ci ha creduto fino in fondo, la speranza non è morta, ma nonostante tutto l'unica ricompensa è stata vederla in sogno che non lo ignorava come in vita. Una poesia calma, che descrive un posto bellissimo abbellito ovviamente dalla frequente presenza della ragazza, dove ogni cosa ricordava lei. Talmente bella da essere divina. Secondo me si dovrebbe imparare anche da questa poesia, imparare ad essere dolci, a crederci e non arrendersi mai, ad amare con tutto il cuore senza mai stancarsi, liberare i propri pensieri in una poesia d'amore. Oggi come oggi, tutto ciò è raro da trovare.